Nel Testamento di Siena (FF 132-135), Francesco, sentendo ormai prossima la fine della sua vita terrena, lascia tre raccomandazioni ai frati, una sorta di eredità spirituale (il brano è presente anche nel Capitolo 87 di Specchio di perfezione –FF 1784-) che possono rappresentare le tre colonne della vita francescana.
Precedute dalla benedizione a tutti i frati, presenti e futuri «sino alla fine del mondo», esprimono le sue ultime “volontà” sulla vita della fraternità.
La prima: «in segno e memoria della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino gli uni gli altri.» Il primo basamento su cui deve fondarsi la vita fraterna è l’amore vicendevole, eco evidente del comandamento del Signore: «Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi» Gv 15,12. L’amore di Dio è il centro della vita del cristiano, da riversarsi nelle relazioni fraterne con i propri simili.
Da questa prima raccomandazione all’amore fraterno, che ha la sua fonte nell’amore Divino, prendono forma e ragione le altre.
La seconda: «Sempre amino ed osservino nostra signora la santa povertà».
Nelle Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini n.60,2 si legge:
«Massima manifestazione dell’umiltà di Dio è Gesù Cristo, il Figlio che tutto riceve dal Padre e tutto comunica con il Padre nello Spirito e che fu mandato ad evangelizzare i poveri. Egli, che era ricco, si è fatto povero per noi diventando simile agli uomini, affinché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà.»
Il motivo vero e profondo per san Francesco della scelta della povertà è quello di essere come Gesù. Francesco rifiutava la povertà fine a se stessa, essa è solo un mezzo per crescere nell’amore a Dio e al prossimo.
La terza raccomandazione: «e sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati a tutti i chierici della santa madre Chiesa.»
Se la povertà è “nostra signora”, la Chiesa è “santa madre”, per riguardo alla quale i frati devono stare in comunione con gli altri figli e ministri. La cattolicità per san Francesco è un elemento determinante per il suo Ordine perché riscontrava nella Chiesa romana la pienezza del deposito delle verità di fede.
Perché queste tre raccomandazioni date da Francesco in punto di morte?
Forse perché vedeva già in alcune frange fratesche lo spirito di competizione, di protagonismo, di ribellione. Tali raccomandazioni, se vissute, fanno sì che ogni frate resti nell’Ordine con lo spirito giusto, quello dell’umiltà, che rende simili al Signore.
Al vivere queste raccomandazioni san Francesco collega la possibilità di beneficiare della benedizione da lui impartita, come esplicita al termine del grande Testamento:
«E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ricolmo della benedizione del suo Figlio diletto con il santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi. E io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. [Amen].» FF 131